Festival della Filosofia di Modena, grande successo al Papera Store


Festival della Filosofia  a Modena: i volti dei filosofi in cinquanta ritratti

di Carlo Gregori

MODENA. Cinquanta volti di filosofi italiani ritratti dal 2003 a oggi, alcuni scomparsi, altri arrivati sulla scena strada facendo. Cinquanta facce che rivelano il loro lato umano e anche la capacità o meno di dare un senso alla frase da loro scelta e che in un qualche modo li rappresenta.

È la sfida ora diventata libro del fotografo Armando Rotoletti che ieri ha presentato la sua opera presso il temporary shop Papera Store by DOC Design di via Albinelli, progettato da Fabio e Katia Mascia di Doc Design.

A presentare il suo libro, con la sua verve e il suo inconfondibile humor, il filosofo Remo Bodei, che tra l’altro è uno dei volti ritratti Il volume si chiama “I volti dell’io”. Bodei ha spiegato il senso di una ricerca fotografica lunga dodici anni partendo dall’idea che la foto segna il tempo in cui è stata fatta, oltre che il momento, e lascia una traccia della presenza della persona ritratta.

«Se un tempo si diceva che l’occhio era lo specchio dell’anima, oggi possiamo dirlo del volto – ha detto il filosofo sardo – il volto, come ci ha insegnato Richelieu, può essere una maschera enigmatica: del cardinale, si diceva che non sia capiva nulla delle sue intenzioni e che il suo sorriso poteva nascondere volontà di uccidere. Gracian, grande autore del barocco spagnolo, diceva che il volto deve essere di lince per l’acutezza ma anche di seppia per confondere chi guarda».

I volti dei filosofi, quindi, non sono i volti istituzionali, in posa, fossi nell’eternità. Bodei ha ricordato come nell’antichità era la barba a distinguere il filosofo ma oggi non si può dire altrettanto. Cosa fa la differenza, allora, tra un filosofo e un altro uomo o donna?

Il fotografo Rotoletti, ricordando la strada come sua scuola di vita ha spiegato come è stata proprio l’esperienza di scattarle a dargli una risposta: «C’è troppa gente in Italia che pensa che gli intellettuali siano una classe sociale a se stante. E troppi intellettuali pensano di sé con distacco rispetto agli altri. Farli sedere e posare per fotografarli mi ha rivelato il loro essere umani, a volte infantili, con i loro gesti, le loro paure, le insicurezze.. Alla fine di questa ricerca posso annunciare che tra il filosofo e l’uomo comune non c’è differenza». Un esito paradossale che nel libro però non cancella certo il lavoro del ritratto come testimonianza di una vita e, nel suo complesso, di una generazione di filosofi proprio oggi, come ha ricordato Bodei, che l’Italia sta emergendo sulla scena del pensiero internazionale.